Manuale di successo per disperati

di Karma Changer Jr.

Ottavo estratto gratuito

Mi hanno licenziato, finalmente. E posso tornare a comunicare con voi, miei seguaci, o almeno affezionati lettori, o almeno casuali, sporadici lettori delle mie dritte. Ma se anche non ci fosse nessuno a leggere le mie dritte, sarei felice lo stesso, perché mi hanno licenziato. Son tornato in superficie. E’ stata dura lì sotto, in profondità. Voglio dire, giù nelle viscere sotto la crosta dei nascenti padiglioni dell’Expo, là dove, in un bunker segretissimo e scintillante, macina giorno e notte idee riformiste la Fabbrica degli #Hashtag. Quali idee riformiste? Be’, quelle che tutti i giorni leggiamo sui giornali o sul web, o ascoltiamo alla televisione. Sì, lo so, idee è una parola forte. Il più delle volte sembrano sciocchezze. Ma voi non avete idea di quanto lavoro cognitivo sottopagato nel bunker sotto l’Expo stia dietro a queste apparenti sciocchezze. Basta però – non posso rivelare di più. I riformisti sanno dove trovarmi e me la farebbero pagare. E’ già tanto che mi lascino respirare quassù, in superficie.

Mi fanno ridere tutte ‘ste lamentazioni sull’abolizione dell’articolo 18. Giù nel bunker si è già molto più avanti: l’articolo 18 è ribaltato, cioè ne beneficia il datore di lavoro. In pratica, qualunque dipendente della Fabbrica degli #Hashtag non può lasciare di sua volontà l’azienda, a meno che non abbia una giusta causa. Ma non c’è mai una giusta causa. In altri tempi, questa si sarebbe chiamata schiavitù. Tuttavia, credo che il paragone con gli schiavi dell’antica Grecia, o Roma, o che so io, sia improponibile, perché quelli là mica avevano a disposizione, come noi lavoratori cognitivi, un enorme supermercato sotterraneo fornito di ogni ben di dio biologico da produttori agricoli italiani consapevoli e riflessivi. Per non parlare dei tablet aziendali con connessione permanente a una banda larghissima. Nessuno schiavo è stato mai così ben cablato. E poi, nessuna fatica fisica – altro che gli schiavi egizi con le loro piramidi. Nessuna fatica mentale, nessun orario fisso o cartellino da timbrare. Solo una noia pervasiva, insopportabile, terrificante, che a un certo punto inevitabilmente, irresistibilmente, nell’illusione di poterne uscire, t’induce a produrre opinioni.

Le tue opinioni – insieme a quelle di migliaia di altri lavoratori cognitivi chiusi in bunker sparsi sotto fiere e festival di tutto il pianeta – vengono inserite in un potentissimo elaboratore dati, che le rifrulla e ne distilla gli #hashtag più o meno riformisti con cui si fa girare il mondo. Le opinioni di chi ci governa sono le nostre opinioni – e non c’è niente di male, anzi. Ma che noia. E così mi sono fatto licenziare. Non crediate che sia stato semplice. Ho dovuto simulare la pazzia. Ho inserito per mesi nell’elaboratore dati frasi senza senso, invettive, estratti da volumi di saggistica dedicati a gruppi di avanguardia artistico-performativa nati negli anni novanta. Ho rischiato di impazzire sul serio. Ma sono libero, adesso, e, data l’esperienza maturata sottoterra, ancora più saggio.

Siccome ormai so che questo mio manuale a puntate non se lo legge nessuno o quasi, giro per i giardini pubblici a dare consigli. Qualcuno, in cambio, mi offre un caffè, o una brioche, o quel che può. L’altroieri ho puntato un signore di mezz’età che, seduto su una panchina, sfogliava nervosamente un esile giornaletto anti-riformista. Intuivo che difficilmente ne avrei cavato un centesimo, ma l’uomo aveva palese bisogno di un Karma Changer come me – e in casi del genere, per rigore etico, non mi sottraggo al confronto. Così mi sono seduto accanto a lui e, senza por tempo in mezzo:

– Allora? Cosa c’è che non va?

L’anti-riformista non è parso stupito dalla domanda, forse perché ormai tutti abbiamo qualcosa che non va, e siamo abituati a parlarne a chiunque e in continuazione. Mi ha mostrato, sulla prima pagina del giornaletto, una grande foto che ritraeva un uomo di potere paffuto e ridente.

– Questo, non va! Non lo vede, che ci siamo completamente affidati a un idiota?

– Certo, lo vedo. Ma ciò mi rilassa e mi dà speranza. Nell’affidarsi completamente, senza condizioni a un idiota ci sono degli innegabili vantaggi.

– Quali vantaggi?

– Me lo offri un caffè, amico?

– No.

– Una brioche?

– Ancora meno.

– Lo sapevo. Allora mi spiace, ma ti tocca collegarti al sito del mio amico Gabrielli e aspettare con pazienza la risposta nella prossima puntata di Scorciatoie – Manuale di successo per disperati di Karma Changer junior.

– Karma che?

– Karma Changer junior. Che sono io.

– Vabbe’, ho capito. Tieni. Vatti a prendere ‘sto caffè.

(continua)