– Di questi tempi, lo sappiamo, ce l’hanno detto e lo abbiamo imparato, non si possono non tenere gli occhi aperti, sempre, specialmente quando si dorme e all’apparenza sono chiusi, dormire almeno un po’ si deve, ma i sogni /
– I sogni sono d’altri tempi, i sogni /
– Li teniamo fuori, sbarrando gli occhi nel buio sotto alle palpebre con lucidità forsennata, perché così è necessario, questo richiedono i tempi, così ci è stato raccomandato di fare.
– Però /
– Però?
– Io me lo ricordo un sogno.
– Anch’io. Anzi, più di uno.
– Io tre o quattro, che si somigliano però, a tal punto che più me li ricordo più me li confondo.
– Sogni d’ansia?
– E di fallimento.
– Sogni d’ansia per un fallimento incombente /
– Ma nella cosiddetta realtà già avvenuto, e dunque /
– Sogni premonitori invano e a ritroso.
– Esami, esami di scuola, di università, esami medici mancanti, mancati benché immancabili.
– Treni, autobus, voli dimenticati finché ce ne ricordiamo ma è troppo tardi, dunque perduti benché imperdibili.
– Debutti, debutti di spettacoli scritti, diretti e interpretati da varie versioni di noi stessi sempre in una maniera così imbarazzante che ce ne accorgiamo appena in tempo per evitare il debutto – non ci sarà nessun debutto.
– Non è bello ricordare ‘sti sogni di esami mancati su un treno, di debutti angosciosi in ospedale, di attese imbarazzanti in decine di sale d’attesa di chissà che.
– Non era bello neppure sognarli, ‘sti sogni. Anzi, era ancora peggio che ricordarli; ma è finita.
– Per fortuna.
– O per necessità.
– Non possiamo permetterci, di questi tempi, neppure i brutti sogni, perché sebbene angosciosi o imbarazzanti o disperati /
– Sono pur sempre sogni /
– E lì si può infilare
– Come un taglio di luce radente improvviso nell’oscurità di un palco /
– Il desiderio.
– No! Il desiderio no. Non ce lo possiamo permettere.
– Appunto. Di questi tempi /
– Ce l’hanno detto, l’abbiamo imparato /
– È meglio tenere gli occhi aperti spalancati sbarrati, facendo a turno.
– Che turno?
– Facciamo turni di sorveglianza anti-onirica.
– D’accordo, mi sembra una bellissima idea. Chi comincia?
– Tu.
– Io?
– Sì, cioè comunque io.
– Tu, tu, tu, tu.
– Io, io, io, io, sempre e senza remissione.
– Ma ne vale la pena.
– O comunque non c’è alternativa. Guarda!
– Dove?
– Laggiù, guardate, sulla linea d’orizzonte dei sogni respinti, ribelli al nostro addio /
– Non vedo nulla.
– Non vedi?
…
– Una pulsazione, forse /
– Della linea d’orizzonte, una chiazza /
– Di sangue che s’espande /
– C’è qualcosa che respira non so dove, è un respiro di piacere /
– Un’oscura rivolta del futuro.
– Dammi la mano.
– Tienimi stretta la mano.
– Coraggio! È il nostro turno, ancora /
– Guardiamo.