– Il poeta ci ha abbandonato. Il poeta non ha più nulla da dirci.

– Poco male.

– Per lui, poco male. Anzi, nessuno. Ma per noi?

– Noi che ci rispecchiavamo /

– Senza essere poeti /

– Nella sua /

– Pluralità?

– Lui era più poeti. Noi eravamo, siamo parecchi non-poeti.

– Con l’ambizione /

– Abortita /

– Di fare, messi tutti insieme, una specie di mezzo poeta.

– A proposito, guarda qua.

– Cosa?

– No. Non lo voglio nemmeno guardare.

– Quel vecchio copione battuto a macchina.

– No, no, non è il caso.

– Di cosa parla?

– Di lui.

– Di noi. Non veramente di lui, del poeta portoghese, che non conoscevamo neppure tanto bene, quando abbiamo battuto a macchina quel vecchio copione.

– Non veramente di noi, parla quel copione. Semmai, forse, delle nostre supposte difficoltà sentimentali.

– Ahi, ahi, ahi, le difficoltà sentimentali…

– Chi non ce le ha, le difficoltà sentimentali?

– E chi non ha voglia, una volta o l’altra, specialmente in gioventù, di parlarne?

– Anche il grande poeta, ovviamente, ha avuto in gioventù delle difficoltà sentimentali. E ciò ci ha fatto sentire autorizzati a parlare delle sue difficoltà sentimentali, in realtà per parlare delle nostre /

– Un abuso, insomma.

– Un piccolo abuso.

– Irrilevante.

– Sì, perché è irrilevante questo vecchio copione, che tengo sottobraccio passeggiando per Lisbona.

– La città del poeta!

– Ovviamente.

– Una città conosciuta attraverso il poeta, amata attraverso il poeta.

– E cioè?

– Non conosciuta davvero, non amata davvero.

– Eppure lo sapevamo benissimo, ce lo siamo detti mille volte che una città non si conosce attraverso il suo poeta, che il poeta non si conosce attraverso la sua città /

– Turismo culturale, turismo culturale /

– Ci siamo cascati anche noi, nel deleterio, bovaristico, ultra-decadente turismo culturale, passeggiando con l’ultima copia rimasta di una vecchia commedia confusa sottobraccio, lungo una riva del fiume Tago.

– E coltivando /

– A più voci /

– Una sola idea, che diventa un’idea fissa /

– Dire addio al poeta /

– Cioè non ovviamente al poeta, ma a ciò che il poeta è stato suo malgrado per noi /

– (Ambizione, giovinezza, dolore scisso in componenti irreconciliabili, consapevolezza prematura e inutile dell’incombere del nulla) /

– Con un gesto eclatante, ridicolmente romantico e autoreferenziale, tipo /

– Buttare il vecchio copione nel Tago.

– Oppure, ancora peggio /

– Buttarci a testa in giù (una testa sola) nel Tago /

– Lasciando il copione sulla riva.

– Oppure /

– Buttarci a testa in giù insieme al copione.

– Con effetto zero, in tutt’e tre i casi, sull’universo circostante.

– È una bella giornata, intanto, come sanno esserlo, certe giornate, soltanto qui.

– E nel tepore luminoso qualcosa /

– Ma cosa?

– Ci induce a voltare le spalle al fiume e incamminarci /

– Ma perché?

– Dalla torre di Belém verso lo storico monastero /

– Perché c’è un pensiero /

– Diventato fisso /

– Che si è sostituito al pensiero fisso di prima /

– Pasticceria, pasticceria /

– Al di là del monastero c’è una famosa pasticceria /

– Pasticcini alla cannella, pasticcini alla cannella /

– E noi pensiamo soltanto ai suoi famosi /

– Pasticcini alla cannella.

– Be’, sempre meglio che pensare al suicidio. Anche se /

– Il turismo gastronomico, lo sappiamo, non è meno ripugnante del turismo culturale.

– Vero! Il turismo è ripugnante, ma i pasticcini /

– In una confezione da dieci unità /

– Giacciono sulle nostre ginocchia, tentazione deliziosa e – ah! che profumo.

– E che gusto!…

– Il vecchio copione ci fa da tovaglietta, poi da tovagliolo, mentre ci ingozziamo di pastéis de Belém su una panchina dell’ameno giardino adiacente al monastero.

– Ci stordiamo letteralmente di pasticcini, droga meravigliosa, tanto da far fatica a rialzarci, un po’ barcollanti e gonfi.

– Andiamo, va’ là, che è meglio.

– Ma dove?

– A prendere un tram.

– Per dove?

– Non importa.

– Ma non è che stiamo dimenticando qualcosa?

– Certo che stiamo dimenticando qualcosa, lo stiamo dimenticando apposta, il vecchio copione /

– Sulla panchina, bisunto, strappato /

– Coperto di macchie di zucchero e cannella /

– Il poeta. Che ne direbbe, il poeta, di tutto ciò?

– Che ne dovrebbe dire?

– Ci potrebbe mai perdonare?

– Il poeta non perdona nessuno, soprattutto perché è morto. Noi invece, anche se tutti insieme non facciamo nemmeno mezzo poeta, siamo vivi, per il momento, e prendiamo ‘sto tram.

– Per dove?

– Dove ci porta questo tram? Dove stiamo andando?