Scusa se cambio paradigma, ma qualcuno dovrà pur farlo, è quest’epoca che ce lo chiede, un’Epoca di tumultuosa e oscura transizione, allora comincio io, ma non dirmi grazie, non ce n’è bisogno, dimmi piuttosto se mi si nota di più mentre cambio paradigma così, frontalmente, in primissimo piano col mio sguardo pensieroso da sempre, ma tanto più pensieroso adesso, nel bel mezzo di una transizione epocale, oppure così, di tre quarti, testa lievemente inclinata, mano destra che gratta – no! non la gratta! cosa dico? – mano destra che carezza un po’ distratta la barbetta brizzolata e ben curata, oppure così, di profilo, oppure addirittura così, di nuca, sarebbe un’intelligente provocazione, oppure – ancora più spiazzante! – potrei farmi sgranare la faccia in quadratini mobili di pixel e distorcere orribilmente la voce, come i protagonisti di certi reportage televisivi che bisogna rendere irriconoscibili perché stanno per dire cose troppo scottanti, esplosive, in tal caso lì per lì nessuno mi riconoscerebbe, ma più tardi, non molto più tardi verrebbe fuori che il misterioso uomo di cultura che ha cambiato paradigma sono io, io, io, il che porterebbe a un aumento esponenziale delle vendite delle copie del mio libro, ti ho già parlato del mio libro?, non è vero che parlo sempre del mio libro, non sono per niente autoreferenziale, la mia unica preoccupazione è dare risposte alle grandi domande del mondo che cambia, e tutte le risposte le do nel mio libro, che s’intitola infatti, indovina?, sì!, Paradigma, ventiquattro capitoli densi più le note più l’indice, anche analitico, e la prefazione e la postilla, tutta roba che puoi tranquillamente ignorare, figurarsi, ma a tuo rischio e pericolo, c’è tanta gente che l’ignora, ignorante, che preferisce non vedere che il mondo sta cambiando, che nulla sarà come prima anche quando sembra esattamente come prima, è un passaggio di fase, un salto quantico però macroscopico, una metamorfosi globale di portata apocalittica, ma tu sei liberissimo di far finta di niente, fischietta pure se vuoi ciondolando indifferente, sei un morto che cammina, uno zombie cognitivo, sia detto con il massimo rispetto, non ti offendere ma ti segnalo per esempio che il cambiamento climatico esiste e soltanto io, nel capitolo 7, ne ho esplorato compiutamente l’impatto a livello antropologico, filosofico, psicologico, sociologico, atmosferico, tu dirai “ma ne parlano tutti, del cambiamento climatico”, sì va be’, rispondo io, ma soltanto io ne parlo con approccio olistico, in generale l’approccio olistico è ciò che mi caratterizza e non solo, io non mi fisso sui particolari, ho superato lo specialismo per eccesso di competenza, non so tu ma io sono ben oltre lo specialismo, il sessismo, il razzismo, il capitalismo avanzato, tutti concetti appunto superati, con un solo balzo quantico olistico, da me, però devo fare autocritica, l’ammetto, lo confesso, mi sento in colpa, ho taciuto per troppo tempo ritirandomi in una bolla esistenziale d’oscurità profonda, ma è stato inevitabile, è stata la pandemia, l’impatto della pandemia mi ha fatto rotolare giù fin dentro alla profondità di un silenzio inespugnabile, ma ne sono uscito migliore, dal silenzio, non dalla pandemia, dal silenzio, ne sono uscito un uomo diverso, con parole nuove ispirate a un paradigma totalmente cambiato e le troverai nel mio libro, il primo saggio del post-Antropocene, un saggio che è anche un romanzo, un romanzo che è anche un poema, un poema che è anche la storia della mia vita futura raccontata in anticipo da un’intelligenza artificiale alimentata dall’energia febbrile dei miei neuroni, un capolavoro ultra-trans-umanista da cui non è vero che sono ossessionato, come diceva lei, “parli solo del tuo libro”, non è vero!, “sei fissato col tuo libro”, non è vero, non è per quello che mi ha lasciato, lei cercava solo una scusa per lasciarmi, “tu pensi solo a te stesso”, io?, non è vero, roba da pazzi, io mi distinguo da tutti gli altri proprio perché ho superato il mio io, non c’è più io nell’io del mio io, non è più mio quest’io, io, io, io, io, io, io, bensì dell’umanità, o post-umanità, cui l’ho regalato con generosità pazzesca, e se lei non capisce pazienza, e se lei mi ha lasciato pazienza, io ne parlo col gatto, mi confido col mio gatto, cazzo ridi?, sto dicendo sul serio, lei mi ha lasciato il gatto e da quando se n’è andata di casa ho cominciato a notare il suo sguardo, del gatto, una certa qualità dello sguardo del gatto, si è sviluppata un’intesa tra noi due che non esito a definire, sì, dialogo, e non ci devi giudicare, e non c’entrano i nuovi bocconcini umidi al salmone, anche se ovviamente li gradisce molto, me li mangerei anch’io, ieri per esempio gli ho letto tutto il capitolo 11, “Contro lo specismo”, e lui mi ha suggerito – a modo suo, eh?, non sono pazzo, a modo suo – modifiche sostanziali a pagina 343, a pagina 351, a pagina 380, alle note 61, 78, 99, 102b, ma tu dirai “ cosa c’è di nuovo?, anche san Francesco parlava con gli animali”, sì, va be’, però, io ho stima di san Francesco, ma lui non ha scritto libri, è tutta tradizione orale, era più facile, per lui, coinvolgere gli uccellini e i pesci e le marmotte eccetera, comunque sto bene, non ti preoccupare – e no, no, no, non mi sento solo, nient’affatto, anche se ho litigato con mia madre, anzi ho rotto i rapporti con quella vecchia, pensa, non è arrivata nemmeno a pagina 24, ma qual è la madre che neppure legge i libri di suo figlio?, “è molto lungo”, sì, lo so, “scrivi frasi molto lunghe”, sì, lo so, “non metti mai il punto”, è una scelta stilistica, come fai a non capirlo?, l’ha capito perfino il gatto, “ho quasi novant’anni”, ma l’età non può essere una scusa, non ci sono scuse per ignorare questo libro fondamentale, e non lo dico perché è mio, mio, mio, il senso di proprietà non esiste, non ha più senso dentro al nuovo paradigma, la vanità non esiste più, diciamo addio alla fissazione novecentesca sull’immagine, su come si è visti dagli altri, è finita, basta, basta!, allora che ne dici?, mi metto di tre quarti?, mi accarezzo la barbetta?, il mio sguardo è abbastanza pensieroso?, mi vedi?, mi senti?, perché non mi ascolti?, perché, ma perché non mi guardi più?