Scorciatoie
Manuale di successo per disperati
di Karma Changer Jr.
Terzo estratto gratuito
Ho pensato: mi arrendo. Ho pensato: non ce la posso fare. Il mondo non merita questo mio manuale. L’ho pensato sul serio – e non tanto per colpa degli hacker. Sì, d’accordo, hanno attaccato il blog che mi ospita, e già che c’erano pure il server che ospita il blog, hanno oscurato tutto per più di un mese, ma non è questo il genere di avversità che scoraggia Karma Changer Jr., anzi! E’ la cecità, piuttosto, di chi non vuol vedere. La sordità di chi non vuol sentire – e via di seguito per gli altri tre sensi. Ma come fanno, ho pensato, a non accorgersi che tutto intorno a loro sta crollando? Che http:\\/\\/renatogabrielli.ita sarà come prima? E che per essere pronti al dopo, l’unica soluzione a portata di mano, per quanto in apparenza illogica, è acquistare per soli 99 euro l’mp3 contenente le mie DRITTE? Quest’umanità gretta e autolesionista include anche un certo Ferdy, che insiste a far lo spiritoso con fasulle richieste d’informazioni, ma non ha ancora tirato fuori venti centesimi – non per me! Non per me! Per la sua stessa salvezza! Peggio per lui. Peggio per tutti. Stavo per ritirare dal commercio le DRITTE e per troncare questo manuale, rendendolo automaticamente il più grande capolavoro incompiuto della civiltà italiana insieme forse alla Pietà Rondanini, quando, girellando per la rete, ho cliccato distrattamente sul nuovo post di Kate. E Kate (solo lei poteva farlo) mi ha ridato il sorriso.
Era da più di un anno che non “indossava un libro”, dai tempi del Grande Gatsby. Il suo exploit migliore era stato però nel 2011, quando ispirò abbigliamento e acconciaturaa una storica copertina dell’Ulisse di Joyce nell’edizione Random House. Il dettaglio della doppia treccina a imitare la JJ nera sul fondo blu del fronte (lo stesso blu e lo stesso nero del delizioso vestitino indossato in quell’occasione) dapprima mi folgorò, poi mi diede da pensare. In generale, Kate mi dà molto da pensare, nel senso buono. Definirla una personal style blogger mi sembra davvero riduttivo. Per me è un punto di riferimento sul piano filosofico, a partire dal marchio del suo blog, il motto “tutto questo è felicità” attraversato da una forcina per capelli. C’è tanta verità in quella combinazione d’immagine e parole, che spesso mi ritrovo a fissarla per ore, in uno stato di trance meditativa, da cui esco ancora più saggio. Oppure, nei momenti di sbandamento esistenziale (sì, ce li ho anch’io, perfino io, Karma Changer Jr.) ripeto tra i denti come un mantra “forcina per capelli, forcina per capelli, forcina per capelli, forcina per capelli”… E ritorno in carreggiata.
Con il rigoroso candore che la contraddistingue, Kate ammette di non avere mai letto Joyce, salvo qualche pagina obbligatoria a scuola; mentre si dichiara fan accanita di Neil Gaiman, un fumettista e romanziere inglese di cui ha di recente “indossato”, con gusto impeccabile, il bestseller di genere fantasy Stardust. Kate sa che ci sono enormi differenze tra i due autori (mica è ignorante), ma per lei non è questo ciò che conta. Garbata ma radicale, questa giovane yankee dal pallore costante e dallo sguardo indecifrabile scavalca i critici letterari del “Corriere della Sera” nel processo di distruzione della cultura tradizionale. Costoro, infatti, nel prestigioso supplemento domenicale “La lettura”, assegnano giustamente un voto alla copertina di ciascun libro recensito, ma poi rovinano tutto riservando due terzi della valutazione allo “stile” e alla “storia” (separati tra loro – per giunta – secondo un criterio che sarebbe già parso antiquato in un liceo classico di provincia negli Anni Trenta). Kate, invece, va oltre lo stile e la storia, e con l’occhio della mente fisso alla forcina ribalta il detto vetusto delle sue parti, che equivale al nostro sull’abito che non fa il monaco: “Don’t judge the book by the cover”. Se la copertina sta al libro come il vestito alla persona – e Kate incarna tale equazione con matematica eleganza – allora, sì! Giudichiamo pure copertine e vestiti, e lasciamo stare una buona volta i libri e le persone. Se ne parla già troppo, e da troppo tempo. Non serve a nulla, come Kate e le sue fedeli lettrici (al 99% donne, resti detto a onore del genere femminile) hanno capito benissimo. Quanto le stimo! Diversamente da quell’accigliato di Walter Benjamin, non associano la moda alla morte, ma onorano attraverso la moda la fragile levità dell’essere ancora in vita. Nessuna di loro ci ammorba con insopportabili autobiografie del profondo: tormenti, lutti, lacerazioni, angosce, conversioni, disgrazie… E’ di sfumature che ci parlano, di abbinamenti più o meno arditi tra una scarpa e una cintura, di esitazioni davanti a un orecchino, di un quotidiano, variegato ma sempre luminoso predisporsi allo sguardo altrui. Benedette! Vorrei volare da loro, da lei, sulle ali dell’entusiasmo, planare su un’anonima cittadina della East Coast, sul lindo cortile di una villetta a schiera e sorprendere Kate mentre si mette in posa per l’ennesima foto del suo meraviglioso diario esteriore, gridando:
“Thank you!… No, don’t move! Vai bene così, ferma l’attimo, non dire niente. Sono solo venuto a dirti thank you, my name is Karma Changer Jr. e ti rispetto. Non voglio niente da te, non voglio sapere niente, mi hai già insegnato tutto quel che c’è da sapere, anche senza volerlo, you are my one and only Maestro, this is happiness. Me la presti?”
E tenderei la mano e Kate capirebbe al volo che anelo alla sua dorata adorata forcina per capelli e graziosamente me la porgerebbe; io allora, per lo sbigottimento del fotografo lì presente, mi sbottonerei la camicia e premerei con forza le punte dorate della forcina contro il mio petto nudo, all’altezza del cuore, a fondo, più a fondo, fino a strapparmi la pelle, ancora più a fondo. E, come in un miracolo partenopeo al contrario, da ogni strato del mio petto sottilmente squarciato non colerebbe neppure una goccia di sangue, dimostrando che non ho cuore, non ho sangue, tra le costole solo un vuoto accogliente, albergo di felicità. Tuttavia, ovviamente, non farò nulla di tutto ciò. Sarebbe bello, ma fin troppo sensato. E poi, siamo in estate e un cultore dell’insensatezza come K.C.J. in questa stagione può solo restare in Italia, la patria del festival estivo improvvisato, assurdo, senza capo né coda. Devo studiare, approfondire, trarre ispirazione. Non posso che diventare un direttore artistico anch’io, ne ho la vocazione.
Nel prossimo estratto di questo manuale – sperando che nel frattempo qualcuno di voi sia rinsavito e abbia acquistato l’mp3 con le mie DRITTE a soli 101 euro – vi illustrerò dunque i miei progetti di festival estremi per il 2014, nonché il motivo per cui, in vista del suo prossimo congresso, mi iscriverò al partito più incoerente, ipocrita e litigioso della storia delle democrazie occidentali. Per chi indovina di che partito si tratta, non è previsto alcuno sconto, né premio. Eh, no! Troppo facile, ragazzi.