1.

quando qualcuno gentilmente mi dice

che sono giovane, ormai lo so, ormai lo so

il perché: vuole dei soldi, oppure

non mi vuol pagare

se poi addirittura mi chiama giovane

autore

ma de che?

allora mi sporgo gentilmente

verso di lui/lei/loro stimolando

l’osservazione: ma non lo vedi

chiedo – questo cranio pelato

segnato, guarda ‘ste rughe

sulla fronte sotto gli occhi intorno al naso

per non parlare delle otturazioni

ponti, impianti, le gengive sono quasi andate

ma soprattutto guardami negli occhi

e stai attento/a, perché la corteccia

è questo sguardo gentile

ma dentro, più dentro ai cerchi

concentrici dei miei molti anni

c’è odio

c’è un odio assopito

ma inestirpabile

profondo, vegetale, per quelli come te

no! non ti spaventare

non ti faccio niente, non ce n’è

bisogno, non l’hai visto?, dai

l’avrai notato che i tempi

stanno cambiando

all’indietro, e presto

diventerai giovane anche tu

 

2.

occupiamo la piazza, occupiamo la strada

occupiamo la banca, occupiamo il teatro

il museo il giardino la torre il treno la stazione

il binario morto la discarica il parlamento

occupiamo il tempo

non c’ho più il fisico per queste cose

tra colpi di tosse e avvisaglie d’artrosi

riesco soltanto a occupare lo spazio

di ‘sto poemetto, pianto

una tenda nel vuoto e scrivo

il comunicato

per gli amici del web

oggi nasce il Poemetto Occupato

mal comune mezzo gaudio

versi liberi per tutti

poi aspetto

non aspetto una risposta, ma che torni

la mia gioventù, dove sei andata?

esco dalla tenda e urlo

indìco un bando e me lo vinco da solo

per la gestione dei miei fallimenti

per poi ricominciare

da zero e illudermi ancora

essere ipocrita ancora

a mia insaputa

dimenticare, dimenticare

che nessuno salverà la cultura

dai suoi salvatori

qui la terra è sconnessa

basta fare due passi e s’inciampa

in qualche ossimoro, il puttaniere

foraggia preti, il senzadio

è vaticano dentro, l’artista ribelle

lecca maniglie al ministero

siamo ancora ostaggi di chi ci ha rovinato

e ne parliamo davanti a un cappuccino

la produzione di quest’incubo è stata assegnata

con appalto al ribasso, fanno schifo

gli effetti speciali

gli attori sempre gli stessi sempre gli stessi, dei cani

e perfino nelle scene porno

nessuno gode, ma io

lo sento, sto già ringiovanendo

mi tocco la fronte, ecco il ciuffo

un brufolo enorme preme, prude e poi sboccia

sulla pelle sudata della nuca

e puzzo di speranze

come un quindicenne

 

3.

c’è qualcosa che non funziona

è da tre giorni e tre notti che

sto okkupando, ma qui oltre a me non si vede un k

di nessuno, il movimento

così rischia di sembrare

autoreferenziale

che faccio? sbaracco? ma all’orizzonte

una sagoma illustre, un tuffo

al mio giovane cuore – è lui!

l’ho sempre ammirato

e oggi è venuto a sostenermi, il maestro

milionario

che voleva cambiare il mondo

magari stavolta me l’insegna

come cambiare il mondo, o almeno

farci qualche milione

s’avvicina alla tenda, sorridendo osserva

il campo aperto dei miei versi

è maieiutico, curioso

gabrielli

mi fa lui – e io trattengo il respiro

gabrielli, ma cos’è ‘sta roba

ti sembra un poemetto, questo

non sei capace, in che versi mi hai

messo, guarda che mica basta ogni tanto andare a

capo

io

ai miei tempi, quando occupavo

un poemetto, già alla prima strofa

l’endecasillabo aveva un orgasmo

vabbe’, non hai talento, e pazienza

succede, ma insomma

dov’è la narrazione

dov’è l’impegno civile

dov’è l’eroica satira invisa al potere

sei presuntuoso

a farne a meno, chi è negato

non può negarsi una giusta causa

e smettila di frignare

che ti bagni il ciuffo – mi fa senso

‘sta banana grigia, tanto più che dietro

sei calvo

lavora sul tuo look, compagno, e intanto

hai presente il mio libro

hai presente la mia mostra

hai presente il mio concerto

hai presente il mio film

eccoti un buono sconto e fatti

una cultura, attendo

il tuo grazie

io

non ho parole

che maestro

questa sì che è una lezione

mi butto di slancio

verso di lui, voglio un abbraccio

ma forse ha frainteso

perché dopo un secondo

mi ritrovo a terra, un suo ginocchio sul petto

aiuto! – il collo, il collo

mi brucia, sto soffocando

cos’è che mi ammazza, cosa

è la sua sciarpa

di seta

rivoluzionaria, il mio maestro

la stringe,

la stringe impietoso fino al buio

 

4

mi risveglio o risorgo e all’improvviso

siamo in tanti, un accampamento enorme

di ragazzi e ragazze tra molte virgolette

puntellati da corsette, addominali e diete

yoga vario, fitness nell’acqua, abbronzatura

mirata, giacche da finti magri o reggiseni push-up

siamo la nuova gioventù

volenti o nolenti, e finalmente

abbiamo fatto rete

nel senso di network, per esempio

facciamo spese di gruppo, così

abbattiamo il costo dei medicinali

psicofarmaci e non solo

anche il soma vuole la sua parte

e ce la chiede scricchiolando

senti come scricchiola

senti come scricchiola

dandoci il ritmo

e non ci resta che ballare

ciascuno ascoltando la musica interna

che lo consuma

amici del web, compagni immaginari

questa occupazione è senza contenuti

non c’è narrazione

non c’è impegno civile

niente eroica satira invisa al potere

solo un dj-set di fantasmi in carne e ossa

il cui senso non è

il movimento, eppure

ci tocca ancora ballare

per imparare a stare fermi

e quante parole ancora

per tacere al momento giusto

quando saremo stanchi, e la dignità

che nessuno ci ha insegnato

sarà chiudersi una porta alle spalle

sulla porta un avviso

silenzio. qui si invecchia