Rafael Spregelburd, Il teatro, la vita e altre catastrofi. Domande, ipotesi, procedimenti, a cura di Manuela Cherubini e Giovanni Iorio Giannoli, traduzioni di Manuela Cherubini, Roma, Bulzoni Editore, 2014, pagg. 208, €. 20
“Costruire fiction è il mio lavoro specifico come drammaturgo. Ma costruire fiction è un compito quasi assurdo, in un paese che sembra essere sorto dalla testa di uno sceneggiatore con turbe psichiche, a causa di droghe che hanno effetti contraddittori”. Così Rafael Spregelburd si riferisce, in uno scritto del 2007, alla sua condizione di scrittore in Argentina. Ma i dilemmi sul come e perchè inventare storie – ora che il potere politico ed economico si afferma e mantiene anche attraverso narrazioni, imponendoci come “realtà” una catena di finzioni manipolatorie – riguardano qualunque autore di teatro, senza confini. Nei brevi saggi che costituiscono il nucleo di questo volume, Spregelburd rivendica la grande libertà che deriva alla scena contemporanea dal non dovere più rappresentare la realtà; incombenza, questa, di cui si fanno carico da decenni i media audiovisivi. A tale libertà corrisponde però una presa di consapevolezza dell’impossibilità di cambiare il mondo attraverso il teatro. La scrittura di Spregelburd è, d’altronde, incisivamente politica nel suo sistematico smontaggio delle convenzioni linguistiche e narrative vigenti; e dialoga con la scienza e la filosofia contemporanee, alla ricerca di strutture drammaturgiche complesse, superando l’imitazione di un “newtoniano” concatenarsi di cause ed effetti. Insomma: “Un’opera è un oggetto di fiction, aggiunto alla realtà, non per disimpegnarsi da essa, ma per offrire nuovi strumenti per smascherarla. E, a sua volta, questo accade se cerchiamo di rispettare le sconosciute, profonde regole che reggono ciò che è vivo e organico”. Questo libro denso di contenuti e ottimamente curato, oltre a farci conoscere uno Spregelburd saggista di alto livello, offre aggiornati e ben documentati contributi critici sul pensiero e sulle opere dell’autore argentino.
(pubblicato su “Hystrio” 2/2015)