Lucia Calamaro, Il ritorno della madre. Il teatro di Lucia Calamaro, a cura di Renato Palazzi, Spoleto, Editoria & Spettacolo, 2012, pagg. 350, €. 20

Ai lettori di questo volume si propone un’immersione, a ritroso nel tempo, nella scrittura teatrale di Lucia Calamaro, a partire dalla recente quadrilogia L’Origine del mondo, ritratto di un interno (2012), attraverso Magick, autobiografia della vergogna (2009), per finire con Tumore, uno spettacolo desolato (2007). Si tratta di copioni mai definitivi, che non mascherano la propria genesi a ridosso del palcoscenico; ed è azzeccata la scelta di corredarli, senza sostanziale soluzione di continuità, con materiali preparatori di notevole interesse e qualità letteraria, come i “testi fonte” di Origine Tumore. Il “ritratto di un interno” dell’Origine del mondo – senz’altro il lavoro finora più complesso e maturo della drammaturga, regista e attrice romana – getta retrospettivamente nuova luce sui due testi precedenti (entrambi già pubblicati), evidenziando l’ostinata coerenza di una ricerca di linguaggio incurante delle mode. Dati esplicitamente autobiografici alimentano processi di scavo interiore tormentoso, contraddittorio, spesso attraversato da lampi di livido umorismo. In tutte queste pièce lo spazio teatrale, anche quando cita o presenta frammenti di luoghi reali, è spazio mentale; i personaggi, anche quando ricalcano tratti di persone realmente esistite o esistenti, rivelano ben presto la loro natura di proiezioni fantasmatiche dell’autrice. Non stupisce perciò che, in un breve testo intorno all’Origine del mondo, la Calamaro sottolinei la centralità tematica della psicanalisi, insieme alla propria necessità di continuare a esplorare l’inconscio attraverso la scrittura. Quale che sia il futuro della pratica psicanalitica dopo i fasti novecenteschi, questa teatrante colta e radicale da lì pare trarre una sorta di fede nel potere salvifico della parola; ed è proprio in incessanti flussi di parole, volta per volta poetiche o triviali, che le sue dramatis personae – tutte femminili, o comunque interpretate da attrici – cercano scampo da un dolore originario, opaco, senza nome. Il ritorno della madre è arricchito dai partecipi e pertinenti contributi critici di Lorenzo Pavolini, Cristina Ventrucci e Paolo Ruffini, oltre che del curatore Renato Palazzi.

(da “Hystrio”, ottobre-dicembre 2013)