Smart

Mentre affondo le dita nel silicio un altro mondo, il solito, si apre; e presto si richiude. C’è da qualche parte un tasto – basterebbe sfiorarlo – per ogni nome che ho scordato. Mi attraversano i polsi filamenti sottilissimi e indistruttibili: artifici a collegare artifici. La mia testa la trovi insieme alle altre, dentro a una nuvola agli antipodi di questa, diciamo, fermata del tram, da cui ci assentiamo con assorta distrazione, chini a rispecchiare sulla superficie tagliente di uno schermo un’agitazione disperata. Avverto un brulicare di pensieri già morti. La memoria si sfarina nell’aria fresca del mattino. Questa città è Milano. Sono le sette e un quarto.