premessa

il mio spacciatore d’incubi

non ha roba nuova, per la sesta volta

mi rifila il solito pagliaccio

che scende in campo e ci rovina

ma soprattutto

scende in campo

“scende in campo” è un’espressione orrenda

ma contagiosa

così ridiscende in campo

ancora, la famosa

squadra di anti-pagliacci

tristi e senza allenatore

dopo un po’ si prendono a calci tra loro

qualcuno buca il pallone

l’arbitro è venduto

il pubblico d’idioti

sono io

ma ora basta

giro le spalle al campo

esco dallo stadio

qui inizia un’italia nuova

 

un po’ di storia

sì, anch’io

collezionavo le figu

della panini, celo – manca

celo, anch’io

ascoltavo, guardavo

per tonnellate d’ore

di vita irrecuperabile

tutto il calcio minuto per minuto

novantesimo minuto

domenica sport

domenica sprint

domenica stadio

qui studio a voi stadio

anch’io da bambino

volevo essere un calciatore

e poi crescendo, maturando

davanti all’evidenza

di anni di panca all’oratorio

avrei voluto comunque

almeno per una notte

essere il marito

della moglie di un calciatore

qualunque

e fino ai quaranta suonati e risuonati

nella cosiddetta età della ragione

io, quando c’era il derby

mi emozionavo

sapendomi imbecille, certo

ma d’un’imbecillità leggera

condonabile

veniale

questo amore per il calcio

in fondo mi pareva il più innocuo

tra gli effetti collaterali

dell’esser nato col pisello

ma quando ho visto e sentito

i nostri due presidenti

quelli seri

quelli che a nostre spese

ci stanno salvando

dispensare lezioncine

di morale da uno stadio ucraino

boicottato a giorni alterni, oppure

riversare grotteschi onori

di stato su una ventina

di consumatori d’acqua per docce

i cui giramenti

d’ormone, di pallone, di neurone

vengono analizzati

sviscerati, interpretati

a mo’ di oracoli

illuminanti da stregoni

di carta stampata

sociopsicologi della mutua

del http:\\/\\/renatogabrielli.ita collettivo

allora

allora ho capito

finalmente che nella demenza

con cui questo paese invecchia

c’è un cuore di tenebra

rotondo

io ci vado nel mezzo

io lo farò scoppiare

comincio il mio viaggio

con una bomba sottobraccio

l’innesco è in due semplici parole

NO GOL

 

arriva il movimento

stavolta si cambia davvero

alle elezioni

ci porto il movimento

più sintetico del mondo

agilità assoluta

un nome che è già uno slogan

uno slogan che è già un programma

un programma che è soltanto

no gol

e il resto verrà da sé

non c’è niente da spiegare

niente da approfondire

niente su cui

polemizzare, a ogni domanda

sull’economia

sulla sanità

sulle pensioni

sulla cultura

sui costi della politica

sui criteri di valutazione del merito per la ricerca universitaria

io rispondo: no gol

e se mi danno due minuti

di appello alla nazione

inflessibilmente e senza inflessioni

per due minuti cantileno

nogolnogolnogolnogolnogolnogolnogolnogolnogolnogolno

golnogolnogolnogolnogolnogolnogolnogolnogolnogolnogolno

golnogolnogolnogolnogolnogolnogolnogolnogolnogolnogolno

golnogolnogolnogolnogolnogolnogolnogolnogolnogolnogolno

golnogolnogolnogolnogolnogolnogolnogolnogolnogolnogolno

golnogolnogolnogolnogolnogolnogolnogolnogolnogolnogolno

golnogolnogolnogolnogolnogolnogolnogolnogolnogolnogolno

golnogolnogolnogolnogolnogolnogolnogolno

e incredibilmente

il messaggio passa

la strategia funziona

però, ‘sto gabrielli

– dice la gente –

lui sì che parla chiaro

e non cambia mai idea

magari è un po’ fissato

e chissà cosa sarà ‘sto nogòlno

di cui parla sempre

comunque

non può essere peggio degli altri

cià – lo voto!

è la democrazia, ragazzi

le cancellerie allibite

della comunità internazionale

assistono al trionfo

di un profeta ermetico e calvo

mentre le proiezioni aggiornate via via confermano

che il movimento no gol

ha conquistato

il premio di maggioranza

 

pedagogia: un esempio

ehi, bambino!

sì, dico a te

bambino di circa anni sei

che giochi in cortile

innocente

carino

come noi in un tempo

passato per sempre

dimmi: che cos’è

quello

che nascondi dietro la schiena

ti ho visto prima

che lo toccavi coi piedi

lo tiravi contro il muro

non te l’hanno detto i tuoi genitori

che non si può

più

da’ qua, senza storie

non te lo rubo

te lo sequestro

se

que

stro

ma lo capisci l’italiano

vuol dire

te lo scordi ‘sto pallone

va’ a giocare

con i tuoi amichetti

a celai moscacieca nascondino

alla guerra al dottore al gioco

della bottiglia, oppure

studia

che stavolta servirà davvero

schiena dritta fin dall’asilo

niente più spazio

per i furbetti in erba, eh

cialtroncello mio – ma perché

piangi

ah

mi hai riconosciuto

mi hai visto in tivù

sì, sono io

il nuovo presidente

democraticamente eletto

anche se tanti già mi danno

del dittatore, ma quel che v’impongo

è per il vostro bene

dillo anche al tuo papà

al tuo paparino tifoso

che ti ha comprato questa palla a scacchi

so chi è

so dove abita

so cosa pensa e soprattutto

cosa sta facendo

è un delinquente, lui ciclostila

un giornaletto rosa

clandestino

che diffonde tra la gente i risultati

dei campionati stranieri

e organizza in cantina

riunioni con birra e patatine

per rivedere vecchi VHS

di riflessi filmati

d’azioni morte e gol sepolti

soccombendo al magone nell’ascolto

frusciante delle voci

d’ameri ciotti martellini

ma non aver paura

io tuo papà lo lascerò stare

niente esilio, forse un po’ di galera

sono una causa persa

lui e quelli come lui

ma tu

italiano del futuro

non dovrai nemmeno poter immaginare

che cos’è una discesa in campo

forza italia, gli azzurri

il mister lo schema e il traversone

parole da compostare

nella pattumiera della storia

insieme a generazioni

di maschi storditi

 

il regime buono

ok, l’ammetto

è inutile girarci intorno

ho chiuso il parlamento

del resto, nessuno

voleva più entrarci

da quando ho azzerato

gli stipendi e soprattutto

i biglietti gratis per le partite

in tutti gli stadi

anzi, a dire il vero

ho azzerato anche le partite

senza preavviso

e quanto agli stadi

bum bum bum bum bum

con chi c’era dentro

tutta la curva

chi non salta al governo è

è

io infatti non sono saltato

e i miei primi cento giorni

al potere li ho festeggiati

in mezzo al fuoco dei roghi delle antenne sky

poi con tutta calma

ho epurato la rai, piazzandoci ovviamente

i miei amici, quelli

del teatro di ricerca

così la piantano di lamentarsi

certo, gli ascolti

sono crollati, ma almeno loro

avranno trovato

finalmente

qualcosa

ai nostalgici invece

del vecchio calcio in tivù

ho propinato

dopo l’opportuna tortura di un giorno di dieta

l’abiura in diretta in prime time del grande

giampiero galeazzi

che biascicava come un automa

“ho sempre amato il teatro di pina bausch”

sì, lo so

che questo all’europa non piace

e ci chiude le frontiere

procedura d’infrazione

ma quali diritti umani

e calpestati da chi

cari fratelli d’europa

è solo giustizia, la mia

pensate a quel barcone

d’italiani intercettato

al largo dell’albania

stracarico di vuvuzele gagliardetti e radioline

non è forse giusto

che alla domanda, all’implorazione

che saliva unanime da bordo

dicci, deh dicci, ti preghiamo

se ieri ha vinto e con quale scarto

il k.f. tirana

la guardia albanese abbia risposto

ma andate a lavorare

 

il sogno di un dittatore: gianni on the beach

alla fine mi odiano tutti

che tristezza, in questo paese

il popolo esige i suoi pagliacci

e accetta di essere salvato

solo per finta

ingrati, domani

giuro che mi dimetto, ma intanto

ingoio due tavor e mi addormento

sparisco dentro a un sogno

da dittatore a cinque stelle

in esilio, un paradiso

fiscal-tropicale on the beach

la mia mente disperata d’oggi

nel corpo onirico di un bambino

di circa anni sei

sono io

il piccolo idiota di sempre

voglio una palla

con cui giocare – dov’è la mia palla

urlo nella spiaggia deserta

e inutilmente meravigliosa

palla, palla, palla

invoco e piango, finché tra le lacrime

all’orizzonte, miraggio

in bianco e nero, avanza

lungo la battigia, sospeso

a un centimetro da terra

per non sporcare di sabbia gli scarpini

lui

è proprio lui

gianni

ma non

il pover’uomo d’adesso

è il gianni d’allora

millenovecentosettanta e poco

uscito dritto dritto

dalla tivù quattordici pollici

del nostro tinello

atalanta-milan secondo tempo in differita

è lì che è cominciato tutto

che ho visto la grazia divina

rotolare a filo d’erba

sulla traiettoria di un passaggio

perfetto – ah, gianni

(la mia voce è d’adulto

nel corpo bambino scosso dai singhiozzi)

gianni, ragazzo d’oro

cosa ci è successo, dove sono

i trionfi, i trofei, perché

il tempo ci ha abbandonato

nella luce immutabile

di questo eterno presente

fallimentare

io mi aspetto una risposta e lui invece

mi fa un dono

incredibile, pazzesco

sulla punta del suo scarpino

destro si materializza

un pallone

dorato, ed ecco il lancio

è per me

gianni, dico gianni

mi ha passato la palla

in profondità, in mezzo all’area infinita

del mare e io

bambino corro

sì, scendo in campo

il campo è questo oceano sterminato

la cui acqua salata di sogno

mi riempie la gola

i polmoni – ah, gianni

scusa

non ce la faccio

ma il tuo passaggio

era

perfetto

il pallone, lontano

sull’acqua galleggia

ancora, mentre il bambino

che ero stato

va

a

fondo