Tra il 4 e il 9 luglio ho partecipato alla residenza drammaturgica WRITE, diretta da Tino Caspanello, a Mandanici (ME): una preziosa occasione per scambiare idee sul teatro con autrici e autori provenienti da Italia, Catalogna, Grecia e Francia. Il dibattito si sviluppava non in astratto, ma a partire da concreti esercizi di scrittura. Ciascuno di noi è stato chiamato a contribuire a un testo collettivo (in via di ulteriore elaborazione) e a scrivere individualmente, a turno, una brevissima pièce – buttata giù di mattina, provata di pomeriggio, presentata al pubblico di sera.
Riporto qui la mia “Destinazione raggiunta”, ringraziando ancora i tre ottimi interpreti che le hanno dato vita a Mandanici: Francesco Bernava, Alice Ferlito e Alice Sgroi.
Destinazione raggiunta
Anna
Narratrice
Navigatore
ANNA – Mi sembra già di essere lì. Insieme a te.
NARRATRICE – Pensa Anna.
ANNA – Se chiudo gli occhi –
NARRATRICE – Ma non chiude gli occhi –
ANNA – Ti vedo, lì, che mi aspetti.
NARRATRICE – Anna non chiude gli occhi, perché sta guidando in autostrada. Guida bene, sicura, alla velocità costante di 115 chilometri all’ora. Di sottofondo ha una musica morbida che le ricorda qualcosa, o qualcuno.
ANNA – Questa volta è quella giusta.
NARRATRICE – Sorride Anna –
ANNA – Questa volta non possiamo sbagliare. Ho l’indirizzo giusto, infallibile, preciso: stato, regione, città, via o piazza, numero civico, codice di avviamento postale…
NARRATRICE – Ma un indirizzo non basta. Un indirizzo, lo sappiamo, non ci indirizza a nulla, se non viene inserito.
NAVIGATORE – Inserire l’indirizzo. Inserire l’indirizzo.
ANNA – Un attimo.
NAVIGATORE – Inserire… (Breve pausa.) Indirizzo inserito. Calcolo del percorso.
ANNA – Non importa quanto tempo ci vorrà. Ho tutto il tempo del mondo.
NAVIGATORE – Calcolo del percorso.
ANNA – Il tempo senza di te non conta nulla.
NAVIGATORE – Chilometri all’arrivo: 404.
ANNA – Lo spazio è un’autostrada senza curve, piatta.
NAVIGATORE – Tempo fino all’arrivo: tre ore e 34 minuti.
ANNA – Questa musica mi fa pensare – questa canzone… E’ la stessa di un’altra volta, che viaggiavamo insieme, e forse guidavi tu? Su un’autostrada diversa, però, e a un certo punto ti ho appoggiato la mano su una gamba e tenevo il ritmo, così… Ma forse era un’altra canzone e guidavo io e intanto…
NAVIGATORE – Prosegui sull’autostrada.
NARRATRICE – Intanto lei prosegue sull’autostrada.
NAVIGATORE – Prosegui per 288 chilometri.
NARRATRICE – L’autostrada comincia a fare curve, a scendere, a salire.
NAVIGATORE – Prosegui per 197 chilometri.
NARRATRICE – Ma il pensiero di lei tira dritto, lei pensa solo a una persona.
NAVIGATORE – Prosegui per 84 chilometri.
NARRATRICE – E ogni tanto ha una faccia che piange, ogni tanto una faccia che ride, ma nessuno se ne accorge, perché è da sola dentro alla sua automobile rossa, bella, silenziosa.
NAVIGATORE – Prosegui per 32 chilometri. Prosegui per 14 chilometri. Prosegui per 7 chilometri, tenendo leggermente la destra. Tra 4 chilometri, svolta a destra sulla strada provinciale. Tra duecento metri, svolta a destra. Svolta a destra. Svolta a destra. (Pausa. Più forte) Svolta a destra!
ANNA – Oh, cazzo!… Per un pelo.
NARRATRICE – Stava per mancare l’uscita.
ANNA – Non posso sbagliare, stavolta.
NARRATRICE – Anna respira a fondo.
ANNA – Non posso sbagliare a uno svincolo, a una rotonda, a un bivio, a nessun incrocio, questa volta, perché è quella giusta, stavolta l’indirizzo è giusto e soprattutto l’ho inserito e tu sei inserito in quell’indirizzo, sei già lì che mi aspetti.
NARRATRICE – E intanto la strada provinciale sale, si restringe, a due corsie, una corsia, con curve strette, sempre più strette.
NAVIGATORE – Tempo fino all’arrivo: 34 minuti.
ANNA – Mi aspetti, vero?
NAVIGATORE – Tempo fino all’arrivo: 12 minuti.
ANNA – Vero che mi aspetti?
NAVIGATORE – Gira a destra. Gira a sinistra. Gira a destra. Gira a sinistra. A sinistra. A sinistra.
ANNA – Tutte le volte che ci siamo persi. Tutti gli appuntamenti mancati. Tutti gli incroci sbagliati, i ponti sul vuoto, le strade senza uscita. Ma io non mi arrendo. Non penserai che mi arrendo. Tu mi conosci. Conosci la mia faccia, le mie mani.
Breve silenzio.
NAVIGATORE – Assenza di segnale.
ANNA – Cosa?
NAVIGATORE – Ricalcolo del percorso. Assenza di segnale. Ricalcolo del percorso.
NARRATRICE – La macchina di Anna rallenta, frena, si è fermata in uno spiazzo ai piedi di un piccolo paese. Non conosce quel paese. Potrebbe essere un paesino del sud.
NAVIGATORE – Chilometri all’arrivo: sconosciuti.
NARRATRICE – E intanto, si è fatta sera.
NAVIGATORE – Tempo all’arrivo: sconosciuto. Assenza di segnale. Assenza di segnale.
ANNA – Basta!
NARRATRICE – Anna scende dalla sua macchina, sbatte dietro di sé la portiera. Prosegue a piedi, salendo, per le vie di quel paese.
ANNA – Tu lo sai che non mi arrendo. Salgo per le vie di questo paese che non conosco e non importa se anche questa volta l’indirizzo è sbagliato, se nessuno mi guida, non importa se non c’è nessun indirizzo, l’importante è che mi stai aspettando. (Pausa.) Sai, mi piace qui. Non sono mai stata in questo posto, o almeno non me lo ricordo, ma se l’hai scelto ci dev’essere un motivo. Forse sarà questa pace apparente, questo vento che sa di buono, la notte che avanza con tutta questa calma. Il profumo? (Pausa.) Mi sembra di sentire un profumo. Dal cortile di una villetta di cemento, bassa, spuntano dei rami di gelsomino in fiore. Ti piaceva il gelsomino? Non me lo ricordo. Stacco due fiori, li annuso, me li infilo tra i capelli. Così, perché mi va. Per farti una sorpresa. Ma forse – ( Pausa.) Sono ridicola. Mi troverai ridicola, coi fiorellini tra i capelli? No. Non tu. (Pausa.) I fiorellini però li butto, mentre salgo ancora, poi c’è una piccola discesa, giro un angolo a sinistra – e sento di essere arrivata. (Pausa.) C’è una piazza piccola, bella. Una vecchia chiesa illuminata. Salgo i gradini del sagrato come per entrarci, poi mi giro e guardo il cielo. Mi rendo conto che è questo il posto. L’indirizzo. Giusto, preciso, nessun altro al mondo. (Pausa.) Lo vedi anche tu questo cielo. Non è perfetto, da far male? Come tutte le cose perfette, che prima o poi ci faranno male. (Pausa.) Non ho fretta. Non ho neanche bisogno di vederti. Io ti conosco. Conosco la tua faccia, le tue mani. Basta che mi tocchi sulla spalla, qui, piano, come facevi, tu lo sai il punto preciso e il modo, basta che lo fai una volta, una volta sola, appena chiudo gli occhi.
NAVIGATORE – Destinazione raggiunta.
NARRATRICE – Anna chiude gli occhi e scompare.